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Perché il Privacy Tech è un vantaggio competitivo micidiale


Autore
Andrea Provino
Data
Tempo di lettura
4 minuti
Categoria
Privacy Preserving

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Il Privacy Tech è un settore in forte ascesa, a noi molto caro. Sebbene sia ancora sfumato, nelle definizioni e per le tecnologie adottate, il vantaggio competitivo che è in grado di dare alle aziende è innegabile.

Seguimi.

Per sviscerare nel dettaglio questo argomento, dobbiamo però fare un passo indietro per analizzare un altro vantaggio competitivo sicuramente più noto anche ai meno addetti ai lavori: l’AI.

Ok, però non corriamo troppo.

L’Intelligenza Artificiale, termine che ha ormai assunto un significato più commerciale che tecnico, è sulla bocca di tutti, presentandosi come tecnologia rivoluzionaria a soluzione di qualsiasi problema.

Io e te sappiamo che non è così semplice, e marketing a parte, ogni problema deve essere accuratamente analizzato prima di decidere che l’intelligenza artificiale valga la pena di essere adottata.

Tuttavia, necessità imprescindibile alla sua corretta applicazione è l’accesso ai dati.

Per questo motivo l’Europa, in forza delle sue restrizioni in materia, è spesso considerata fuori dalla gara per la supremazia nel campo, con gli Stati Uniti e la Cina quasi unici concorrenti.

Le cose però possono cambiare.

Il vento che ha da sempre soffiato sulle loro vele sta ora perdendo vigore, mentre nuove correnti assumono intensità, facendo prendere il largo alle possenti navi del nostro continente.

Seguimi in questa avventura, sto per svelarti come potrebbe cambiare il panorama economico nei prossimi anni.

L’impatto del GDPR

Sappiamo che il Regolamento Generale per la Protezione dei Dati ha certamente rallentato tutti quei processi aziendali che coinvolgono il trattamento di dati personali.

Tra avvocati e Chief Data Officer, la Filiera Privacy è presto diventata il solo sistema per garantire l’integrità della condivisione.

Eppure queste restrizioni hanno saputo creare un terreno fertile per la nascita di nuove tecnologie, le Privacy Enhancing Technologies.

Messe al servizio delle aziende, consentono di superare i limiti degli approcci più tradizionali senza venir meno alle garanzie di privacy.

Oggi, è proprio questa acquisita capacità di gestire dati personali mantenendo il rispetto, la fiducia e la lealtà dei consumatori, a costituire un vantaggio competitivo che non può essere acquistato in altro modo.

Possiamo quindi riconoscere alla Cina e gli Stati Uniti il grande progresso compiuto nel campo dell’AI, grazie alla vasta mole di dati resa disponibile da una popolazione più ampia e dall’assenza di particolari restrizioni al loro utilizzo.

Al tempo stesso dobbiamo allora constatare che, come nella favola della tartaruga e della lepre, solo lentezza e stabilità possono permettere di vincere davvero la gara.

Cosa sono lentezza e stabilità in questo contesto? Semplicemente il rispetto del diritto alla privacy dei consumatori.

L’inquietudine digitale

L’eccessiva aggressività delle aziende, statunitensi e cinesi, nel targhetizzare i propri buyer persona sulla base delle tracce virtuali lasciate in rete, contribuisce a sviluppare nei loro confronti un’inquietudine digitale.

Il 62% dei consumatori inglese sostiene che sia inquietante ricevere offerte personalizzate inattese.

Questo fenomeno termina in ultima analisi con la perdita del cliente che si rivolge ad altre aziende, magari quelle europee.

Inoltre, vien da se che la presenza di norme a tutela della privacy individuale stimoli peraltro la condivisione volontaria di informazioni personali, arricchendo le aziende, e non privandole, di preziosi dati.

Per cui è chiaro che in contesto economico fortemente competitivo, perdere la fiducia dei consumatori produce un danno economico considerevole.

Questo è ancora più vero in un ecosistema interconnesso, in cui una semplice azione, come il rifiuto di una bottiglia di Coca Cola in favore di una d’acqua da parte di un calciatore, è in grado di far liquidare 4 miliardi di capitalizzazione di mercato.

La fiducia è difficile da quantificare, ma una volta persa è ancor più complesso risanarla.

Non è finita qui.

La pressione dei consumatori

Il 2020 ha fatto registrare una crescita esponenziale per gli acquisti online, aprendo le porte a nuovi clienti che difficilmente torneranno indietro.

Parallelamente si intensifica il bisogno di avere un’esperienza personalizzata, disegnata sui gusti e le preferenze individuali.

Cosa significa tutto questo?

Semplicemente che oggi è necessario agire garantendo fiducia e trasparenza.

Due elementi imprescindibili per mantenere lealtà e rimanere profittevoli.

Ed ecco che si crea il compromesso: la massima personalizzazione o massima privacy?

Le Privacy Enhancing Technologies intendo rompere questo compromesso, permettendo l’analisi dati senza comprometterne la privacy.

Per approfondire, dai un occhiata qui.

Per il momento è tutto.

Per aspera, ad astra.

Un caldo abbraccio, Andrea

Taggedbusinessprivacyprivacy preserving machine learning


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